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Verifica della veridicità e fattibilità di un piano di risanamento aziendale

L’attestatore deve accertare la veridicità dei dati aziendali e la coerenza delle ipotesi strategiche per valutare la reale fattibilità del piano di risanamento d’impresa.

veridicità e fattibilità piano

Introduzione

Quando un’impresa entra in crisi, la redazione di un piano di risanamento diventa lo strumento utilizzato per proporre ai creditori il recupero dell’azienda. Tuttavia, non basta predisporre un piano ben scritto: serve che sia veritiero nei dati e realizzabile nelle previsioni. Il ruolo dell’attestatore, figura professionale indipendente e chiamata a esprimere un giudizio tecnico, è dunque fondamentale per verificare se le basi contabili siano corrette e se le ipotesi strategiche siano fondate e coerenti con la realtà aziendale. Vediamo, quindi, come si verifica la veridicità e la fattibilità di un piano di risanamento, analizzando il contenuto, i controlli necessari e i criteri con cui l’attestatore forma il proprio giudizio.

Quali dati aziendali devono essere verificati dall’attestatore?

Il primo passo consiste nel controllo della base dati contabile. L’attestatore deve accertare che le poste patrimoniali e i valori di bilancio utilizzati per costruire il piano siano attendibili e coerenti con la situazione reale dell’impresa, secondo un certo grado di significatività complessiva delle poste oggetto di analisi.
Non è necessario analizzare ogni singolo dato contabile, ma solo quelli rilevanti ai fini del piano: ad esempio immobilizzazioni, rimanenze, crediti, debiti, disponibilità liquide, fondi rischi, garanzie e posizioni fiscali e previdenziali.

L’attestatore deve verificare:

– l’esistenza e la titolarità dei beni aziendali, come immobili, impianti e marchi, secondo i principi del Balance Sheet Audit, che indica un approccio di revisione focalizzato sul controllo delle poste patrimoniali, cioè di ciò che l’impresa possiede e deve (attivo e passivo dello stato patrimoniale). Non si concentra tanto sul conto economico (ricavi e costi), ma sulla verifica dell’esistenza, correttezza e titolarità dei beni e dei debiti aziendali, che rappresentano la base su cui si costruisce il piano di risanamento.

– la correttezza dei crediti e dei tempi di incasso, anche tramite analisi storiche e aging list;

– la realtà dei debiti e l’esistenza di cause di prelazione;

– la posizione verso l’Erario e gli enti previdenziali, anche con riferimento ai certificati ex artt. 363 e 364 CCII.

Quando la procedura ha natura liquidatoria, le attività devono essere valutate ai presumibili valori di realizzo e le passività ai valori di estinzione. Se invece si prevede la vendita in blocco del complesso aziendale, l’attestatore deve applicare i criteri di valutazione del capitale economico.

Infine, vanno considerate anche le passività potenziali, da graduare in base alla probabilità che si verifichino, e va verificata la corretta rappresentazione dei diritti reali o personali sui beni aziendali. Tutto ciò serve a garantire che la base dati sia un punto di partenza affidabile per costruire un piano coerente e realistico.

Come si valuta la fattibilità del piano di risanamento?

La verifica di fattibilità rappresenta la fase più complessa e delicata. L’attestatore deve esaminare le ipotesi strategiche, la strategia di risanamento, il programma di intervento (action plan) e le ipotesi economico-finanziarie alla base del piano.

Il controllo si fonda su diversi livelli di coerenza:

  • storica, rispetto all’andamento passato dell’impresa;
  • interna, tra le varie ipotesi del piano;
  • esterna, rispetto al mercato, ai concorrenti e al contesto macroeconomico.

Per esempio, un piano che prevede un forte aumento dei ricavi in un settore in calo, o senza nuove strategie commerciali, presenta una evidente incoerenza.

L’attestatore deve mantenere uno scetticismo professionale, soprattutto nei casi di crisi grave, e verificare che le ipotesi siano basate su dati attendibili provenienti da fonti indipendenti (istituzioni, ricerche di settore, studi di mercato).

Quali sono le ipotesi strategiche da verificare?

Le ipotesi strategiche devono essere chiaramente indicate nel piano e possono riguardare:

  • l’evoluzione del mercato e della domanda di prodotti o servizi;
  • i rapporti con clienti, fornitori e partner commerciali;
  • la possibilità di dismissione di asset e il livello di interesse degli acquirenti;
  • la coerenza delle strategie con le cause della crisi.

L’attestatore valuta se queste ipotesi siano ragionevoli e documentate. Ad esempio, per la cessione di immobili o partecipazioni può chiedere perizie indipendenti o la conferma di manifestazioni di interesse. Quando il piano si fonda su previsioni a lungo termine, deve anche verificare che le proiezioni siano giustificate e sostenute da elementi concreti.

Cosa si intende per strategia di risanamento efficace?

Una strategia di risanamento non può limitarsi a un semplice intervento finanziario. Deve incidere sui fattori strutturali della crisi: produzione, organizzazione, costi e ricavi.
L’attestatore valuta se la strategia proposta comporti una discontinuità reale rispetto al passato e se sia concretamente attuabile con le risorse e i tempi indicati.
Per farlo, esamina il programma di intervento (action plan), che deve elencare le azioni previste, gli investimenti, i tempi di realizzazione e le responsabilità interne. Un piano credibile deve mostrare la coerenza tra obiettivi, modalità operative e strategia generale.

Come si verificano le ipotesi economiche e finanziarie?

Il piano di risanamento deve tradurre le strategie in flussi economici e finanziari coerenti e realistici. L’attestatore verifica che:

  • le ipotesi economico-finanziarie siano coerenti con le strategie aziendali;
  • gli scostamenti rispetto ai dati storici siano giustificati da elementi di discontinuità;
  • le fonti esterne utilizzate siano attendibili;
  • i flussi di cassa previsti siano sufficienti per sostenere il debito e finanziare gli investimenti necessari.

Quando il piano si basa su dati prospettici, l’attestatore applica i principi ISAE 3400 per distinguere tra “previsioni” e “proiezioni” e valuta la ragionevolezza delle ipotesi. Le previsioni fondate su dati contrattuali, serie storiche o previsioni macroeconomiche sono considerate più solide rispetto a quelle basate su mere assunzioni soggettive.

Qual è l’importanza delle analisi di sensitività e degli stress test?

Un piano di risanamento è credibile solo se dimostra resistenza agli scenari avversi. L’attestatore esegue analisi di sensitività per capire come varia la sostenibilità economico-finanziaria del piano al mutare di alcune ipotesi chiave (ad esempio riduzione dei ricavi o ritardi negli incassi).
Queste simulazioni servono a individuare lo scenario di rottura, cioè il punto oltre il quale il piano non sarebbe più attuabile.
Nei casi più incerti o in presenza di crisi economiche generali, l’attestatore può richiedere la costruzione di scenari alternativi, così da verificare la tenuta del piano anche in contesti meno favorevoli.

Come si forma il giudizio finale di fattibilità?

Il giudizio di fattibilità è una valutazione prognostica basata su tutte le analisi svolte. L’attestatore non deve garantire che il piano avrà successo, ma che esso sia ragionevolmente realizzabile sulla base dei dati disponibili.
La sua valutazione si fonda su:

  • la completezza e coerenza delle informazioni verificate;
  • la razionalità del processo logico seguito;
  • la congruità delle conclusioni rispetto alla situazione dell’impresa e del mercato.

Nei piani in continuità, deve verificare che entro la fine dell’arco temporale previsto siano ripristinati l’equilibrio economico e finanziario e la capacità di adempiere ai debiti.

Anche il monitoraggio successivo è essenziale: il piano deve indicare indicatori chiave di performance (KPI) e azioni correttive da adottare in caso di scostamento rispetto agli obiettivi.

Conclusioni

La verifica della veridicità dei dati e della fattibilità del piano di risanamento rappresenta l’effettiva attività dell’attestatore. Solo un controllo approfondito dei dati contabili e una valutazione critica ed obiettiva delle ipotesi strategiche ed economiche consentono di esprimere un giudizio fondato e utile ai creditori e al tribunale.

Un piano di risanamento non è un esercizio teorico, ma uno strumento operativo: deve poggiare su numeri veri, ipotesi credibili e una strategia coerente con la realtà dell’impresa e del mercato.

 

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