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Actio negatoria ed onere probatorio

Actio negatoria: proprietà, servitù e onere della prova secondo il Tribunale

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Il caso

Due fratelli, sulla premessa di essere comproprietari di un muro e che a ridosso del muro (e, quindi a distanza inferiore a quella prevista dall’art. 889 c.c.) sono interrate due tubazioni, allacciate rispettivamente alla rete idrica ed a quella fognaria, hanno proposto actio negatoria servitutis contro i proprietari dei fondi asseritamente serviti dalle condutture

L’actio negatoria

L’azione negatoria – disciplinata dall’art. 949 c.c. – è un’azione a difesa della proprietà volta a fare dichiarare l’inesistenza di diritti reali affermati da terzi sulla cosa ed a fare cessare le eventuali turbative o molestie.

Si tratta in primo luogo di azione di accertamento della libertà della cosa; l’interesse all’accertamento nasce dal fatto che terzi affermino loro diritti sulla cosa.

Essa può avere l’ulteriore funzione di condanna alla cessazione delle turbative o molestie che costituiscono manifestazione dei diritti affermati sulla cosa ed all’eliminazione della situazione antigiuridica posta in essere, mediante la rimozione delle opere lesive del diritto di proprietà.

Presupposto dell’azione

Presupposto dell’azione è in entrambe le ipotesi previste dall’art. 949 c.c. l’affermazione di un diritto altrui sulla cosa; pertanto, quando la turbativa o la molestia non si accompagnano all’affermazione di un diritto reale minore sulla cosa altrui si è al di fuori dell’azione negatoria; così pure quando il proprietario del preteso fondo dominante riconosce la libertà del preteso fondo servente.

In sostanza l’azione negatoria non è esercitabile quando, pur verificandosi una molestia o turbamento del possesso o godimento del bene, la turbativa non si sostanzi in una pretesa di diritto sulla cosa, essendo in tale ipotesi apprestati dall’ordinamento rimedi di carattere personale.

L’onere probatorio dell’attore in negatoria

Fondamento dell’azione negatoria è il diritto di proprietà, che l’attore ha l’onere di provare.

Se l’attore è nel possesso della cosa, il suo onere probatorio è meno rigoroso di quello del rivendicante, potendo egli limitarsi a dare dimostrazione di un valido titolo di acquisto.

Va aggiunto che nell’azione negatoria la titolarità del bene si pone come requisito di legittimazione attiva con la conseguenza che, se la titolarità è contestata, l’attore in negatoria, pur non avendo l’onere di fornire, come nell’azione di rivendica, la prova rigorosa della proprietà, deve dare la dimostrazione, con ogni mezzo ed anche in via presuntiva, dell’esistenza di un titolo valido di proprietà del bene

La decisione

In applicazione degli esposti principi il tribunale, premesso che la titolarità del diritto rappresenta elemento costitutivo della domanda, la cui carenza è deducibile e, correlativamente, rilevabile anche d’ufficio, in ogni stato e grado del giudizio, ha affermato che gli attori hanno dedotto di essere proprietari (ma non anche possessori) della striscia di terreno ove si trova la condotta dell’acqua in questione, ma non hanno fornito dimostrazione del diritto di proprietà, prova tanto più necessaria a fronte della specifica contestazione dei convenuti.

 

 

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