Con la sentenza n. 29651/2024, la Corte di cassazione ha confermato la condanna nei confronti di un amministratore di una società in difficoltà economica, accusato di aver sottratto beni aziendali, causando un danno ai creditori. I fatti: Le contestazioni riguardavano principalmente due azioni specifiche. La prima riguarda le rimanenze di magazzino, che erano state trasferite senza alcun pagamento, tramite una fattura del 3 dicembre 2009. Questi beni erano stati ceduti a un’altra società, gestita dagli stessi amministratori della società in fallimento, senza che quest’ultima ne traesse alcun beneficio economico. La seconda contestazione riguarda un prelievo di 80.000 euro dai conti della società. Gli amministratori avevano giustificato l’operazione come una "restituzione di anticipi soci", ma è stata ritenuta una distrazione di risorse priva di una valida base legale. Il principio stabilito dalla Corte: Per condannare un amministratore per bancarotta fraudolenta, è essenziale dimostrare che fosse pienamente consapevole della grave situazione finanziaria dell’azienda al momento della sottrazione dei beni. Sintesi: L'amministratore è stato accusato di aver sottratto beni aziendali, causando un danno ai creditori mentre la società si trovava già in stato di insolvenza. La Corte ha ribadito che per configurare il reato di bancarotta fraudolenta, è cruciale provare la consapevolezza dell'amministratore riguardo allo stato di crisi finanziaria.