Nuovi criteri sul mantenimento dei figli maggiorenni: la Cassazione chiarisce oneri di prova e limiti all’obbligo dei genitori.
Il diritto al mantenimento del figlio maggiorenne
L’art. 337 septies c.c. prevede che il giudice, valutate le circostanze, possa disporre il pagamento di un assegno periodico in favore dei figli maggiorenni non economicamente indipendenti. È una possibilità e non un diritto automatico, che richiede una valutazione caso per caso.
La norma specifica che l’obbligo dei genitori non prosegue automaticamente al compimento della maggiore età, ma dipende da una valutazione discrezionale del giudice. Quest’ultimo deve analizzare le circostanze, come l’età del figlio, la formazione acquisita, l’impegno nella ricerca di un lavoro e la condotta tenuta dal figlio una volta diventato maggiorenne.
Questa analisi deve essere sempre più rigorosa all’aumentare dell’età del figlio, per evitare che il mantenimento si trasformi in un’assistenza illimitata e ingiustificata, che potrebbe configurare una forma di parassitismo ai danni dei genitori ormai anziani.
L’obbligo di mantenimento cessa, quindi, quando il figlio raggiunge l’indipendenza economica o non la consegue per sua colpa o per scelte personali discutibili. Non ha diritto al mantenimento figli maggiorenni 2025 il figlio che, pur avendo avuto la possibilità di formarsi e trovare lavoro, non si sia impegnato adeguatamente, abbia rifiutato opportunità lavorative o abbia trascurato gli studi.
L’onere della prova nel mantenimento dei figli maggiorenni
Con una recente pronuncia, la Cassazione ha chiarito che è il figlio (o il genitore convivente che lo rappresenta) a dover dimostrare di avere diritto al mantenimento.
Il figlio maggiorenne deve provare non solo di non essere economicamente indipendente, ma anche di essersi concretamente impegnato nella formazione e nella ricerca di lavoro.
Non è più il genitore a dover dimostrare che il figlio è autosufficiente, ma è l’interessato a dover provare di non aver potuto rendersi autonomo nonostante ogni sforzo possibile.
Tale principio si collega all’art. 2697 c.c., che stabilisce che chi chiede un diritto deve dimostrarne i presupposti. Inoltre, la maggiore età genera una presunzione di idoneità al lavoro, che può essere superata solo con prove concrete. Questa impostazione è centrale nel nuovo orientamento sul mantenimento figli maggiorenni 2025, che richiede rigore probatorio e responsabilità attiva del figlio
La decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione, nell’ordinanza in esame, ha respinto il ricorso di una madre che chiedeva il mantenimento per due figli maggiorenni.
La Corte ha sottolineato che anche lavori precari o contratti temporanei possono dimostrare l’autonomia economica, escludendo il diritto al mantenimento.
Inoltre, la prova dell’assenza di colpa nella mancata ricerca di lavoro deve essere tanto più rigorosa quanto più il figlio è adulto.
Infine, non può essere considerata sufficiente la semplice esibizione di un certificato medico risalente nel tempo, come nel caso esaminato, dove veniva fatto riferimento a un generico disturbo d’ansia.
Le conseguenze pratiche della nuova decisione della Cassazione
Alla luce di questa decisione, i figli maggiorenni che intendano chiedere il mantenimento devono dimostrare in modo rigoroso di non aver raggiunto l’indipendenza economica, nonostante un serio e documentato impegno nella formazione e nella ricerca di lavoro.
L’inerzia o la mancanza di diligenza escludono la prosecuzione dell’obbligo di mantenimento, spostando sui figli la responsabilità di costruire il proprio futuro economico.
Tale orientamento segna un significativo cambio di prospettiva, che pone l’accento sull’autoresponsabilità dei figli adulti e sull’esigenza di tutelare i genitori da richieste prive di fondamento.