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Indicatori per scoprire le imprese filtro nelle frodi fiscali

Strumenti quantitativi per rilevare soggetti anomali in frodi fiscali complesse

Lo studio UIF propone indicatori quantitativi per l’individuazione imprese filtro fiscali, soggetti intermedi usati nelle frodi complesse per nascondere i beneficiari finali.

  • Pubblicato daMarco Anesa
  •  -Maggio 31, 2025
  •  -Diritto penale, Diritto tributario

Nel panorama delle frodi fiscali complesse, si fa sempre più centrale il ruolo delle cosiddette imprese filtro (buffer companies), soggetti che agiscono da intermediari tra le imprese cartiere – entità fittizie, create per scopi puramente fraudolenti – e le imprese operative reali, spesso beneficiarie finali delle operazioni illecite.

Proprio su questo tema si concentra un nuovo contributo della Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (UIF), dal titolo provocatorio “Not a dog. Not a wolf. All he knows is what he’s not”: Detection indicators for buffer companies involved in complex fiscal frauds (“Non è un cane. Non è un lupo. Sa solo cosa non è”: Indicatori per individuare le imprese filtro coinvolte in frodi fiscali complesse).

 Lo studio si inserisce nella collana dei Quaderni dell’analisi del rischio (QAR-28), e fornisce strumenti concreti per migliorare la capacità di intercettazione di queste imprese da parte di banche, intermediari finanziari e professionisti vigilati.

Cosa sono le imprese filtro e perché sono pericolose

Le imprese filtro hanno una funzione chiave nel rendere opaca e articolata la struttura delle frodi. Mentre le cartiere vengono facilmente identificate per la loro natura puramente fittizia (assenza di dipendenti, sedi fittizie, bilanci vuoti), le imprese filtro sono più sofisticate: spesso hanno bilanci regolarmente depositati, ricavi dichiarati, accesso al credito bancario e persino dipendenti assunti.

Il loro scopo non è creare valore economico, ma “normalizzare” flussi illeciti, schermando le imprese beneficiarie finali e complicando l’attività di indagine da parte delle autorità fiscali e giudiziarie.

Lo studio UIF: metodo e dati analizzati

Lo studio ha costruito un campione di 39 imprese filtro, selezionate attraverso:

  • Sentenze della Corte di Cassazione (2018–2023)
  • Segnalazioni di operazioni sospette (SOS) trasmesse all’UIF tra il 2013 e il 2023

Queste imprese sono state poi confrontate con:

  • Un campione di controllo rappresentativo dell’universo delle imprese italiane
  • Un gruppo di imprese cartiere oggetto di un precedente studio dello stesso Pellegrini (2024)

I risultati hanno evidenziato una serie di indicatori caratteristici delle imprese filtro, che le distinguono sia dalle cartiere che dalle imprese operative “sane”.

Gli indicatori per identificare un’impresa filtro: guida pratica

Lo studio propone quattro variabili chiave, tutte misurabili e integrabili nei modelli di analisi dei rischi:

  1. Valore Aggiunto Operativo (VAO)

Misura la differenza tra ricavi e acquisti, in rapporto ai ricavi complessivi.
Le imprese filtro mostrano un VAO molto basso, proprio come le cartiere, segnalando una scarsa creazione di valore. È un indicatore utile per intercettare attività di mera intermediazione documentale.

  1. Incidenza del capitale circolante sui ricavi

Rapporto tra il capitale circolante netto e i ricavi.

Le imprese filtro operano con bassi livelli di capitale circolante, poiché spesso non gestiscono né scorte né veri flussi di credito/debito. Questo le distingue dalle imprese operative reali, più strutturate.

  1. Segnalazione nella Centrale dei Rischi

Presenza dell’impresa nella Centrale dei Rischi della Banca d’Italia.

A differenza delle cartiere, molte imprese filtro hanno rapporti bancari attivi, proprio per sembrare più “legittime”. La presenza nella CR può quindi essere un falso segnale di affidabilità che va analizzato con attenzione.

  1. Produttività (ricavi per dipendente)

Rapporto tra ricavi dichiarati e numero di dipendenti.

Le imprese filtro hanno spesso pochi dipendenti ma dichiarano ricavi elevati, risultando anormalmente produttive. Questo le distingue sia dalle cartiere (che non hanno dipendenti) sia dalle imprese normali (che hanno produttività coerente con il settore).


Documento allegato

L’indicatore sintetico: come funziona

Le quattro variabili sono state combinate in un indicatore sintetico, costruito attraverso una regressione logistica che assegna un peso specifico a ciascun indicatore. Il risultato è un punteggio di rischio che, se superiore a una determinata soglia, classifica l’impresa come potenziale filtro.

Prestazioni del modello:

  • 76% delle imprese filtro correttamente individuate
  • 68% di accuratezza nel distinguere imprese non filtro

Pur non essendo uno strumento infallibile, l’indicatore rappresenta un valido strumento di pre-screening, particolarmente utile nelle fasi iniziali di analisi del rischio.

Applicazioni operative: come e quando usarlo

Per banche e intermediari finanziari:

  • Integrare l’indicatore nei modelli AML/CFT per il monitoraggio delle controparti
  • Usarlo per assegnare un rischio fiscale in fase di onboarding o revisione periodica
  • Supportare l’invio di una Segnalazione di Operazione Sospetta (SOS) all’UIF, in presenza di altre anomalie

Per revisori, commercialisti e consulenti:

  • Utilizzare l’indicatore nei processi di due diligence, specialmente in ambito M&A
  • Rafforzare i controlli di audit interno e verifica della coerenza economica nei bilanci
  • Supportare valutazioni di rischio fiscale e attività di compliance tributaria

Conclusioni e prospettive future

Lo studio UIF rappresenta un primo, importante passo verso la costruzione di strumenti oggettivi per identificare soggetti coinvolti in frodi fiscali complesse. Gli indicatori proposti hanno già mostrato buone capacità diagnostiche, ma necessitano di ulteriori validazioni empiriche per raffinare la loro efficacia.

In uno scenario sempre più orientato alla prevenzione e all’analisi predittiva, strumenti come questo diventano essenziali per tutti gli operatori del sistema economico-finanziario.

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